
Aretha Franklin, voce di una diva che registrò un album a messa

Aretha Franklin, voce divina che continua a incantare. Andare alla scoperta di un’artista di questa levatura è sempre un viaggio al cuore della musica. Perché quello che la Regina del Soul ha dato al mondo delle 7 note è un’eredità che sembra non esaurirsi mai.
Aretha Franklin, voce, emozione, storia. La Regina del Soul è morta il 16 agosto 2018 a 76 anni, ma la sua voce non è mai andata via. Stella guida e orizzonte immenso per tutti gli amanti della buona musica, per tutti i cantanti di qualsiasi livello, Aretha Franklin è un irrinunciabile momento di confronto. Ascoltare le sue performance insegna sempre qualcosa, porta sempre all’orecchio qualcosa di mai ascoltato prima.
Ma da dove sgorgava questa invincibile energia?
Già a dodici anni, Aretha sembrava sapere cosa sarebbe diventata. Le sue prime performance avvenivano al pianoforte della chiesa in cui suo padre, C.L.Franklin, prestava servizio come predicatore battista e attivista per i diritti civili. Una figura cardine nella comunità nera di Detroit. La piccola Aretha impara a conoscere la musica appena dopo il periodo travagliato della separazione dei genitori. La madre, infatti, abbandona la famiglia quando Aretha ha 6 anni. Il piccolo nucleo si trasferisce da Memphis a Detroit. Ed è al suo arrivo nella nuova città che Aretha comincia a scoprire la sua vocazione.
Martin Luther King, un amico di famiglia
Casa Franklin è sempre piena di gente. Martin Luther King è un amico di famiglia e la prima donna del gospel, Mahalia Jackson, è una presenza femminile costante nell’adolescenza di Aretha. Una notte di giugno del 1979, qualcuno si introduce in casa e spara due colpi di pistola al ministro Franklin. Forse un tentativo di rapina o forse una sorta di intimidazione. La verità non si saprà mai.
Nel frattempo, il talento di Aretha esplode nelle performance gospel eseguite in coro presso la chiesa battista insieme alle sue sorelle. Si tratta di un talento gigantesco, urgente, che non può più aspettare.
Aretha comincia, dunque, la sua carriera discografica a 14 anni, naturalmente come cantante gospel. Quello che la contraddistingue è una voce straordinariamente adulta. Ma soprattutto il piglio da artista consumata a cui si aggiungeva la militanza da predicatore imparata dal padre.. Un carisma che riesce a infondere in tutto quello che passa per le sue corde vocali, con un senso di urgenza e di verità. Aretha è già interprete, musicista e diva fin da ragazzina.
Aretha Franklin voce e gospel
Nel 1960, a 18 anni, Aretha spiega al padre di dover abbandonare la chiesa per dedicarsi alla musica secolare, che lei chiama pop. In realtà, le sue interpretazioni spaziano dal soul al rhythm’n’blues. Due generi che questa donna non si limita a cantare, ma che plasma a sua immagine e somiglianza , negli anni in cui incide per la Columbia prima e per la Atlantic poi.
Il suo carburante rimane però sempre il fuoco sacro del gospel.
Nella monografia dedicata all’album Amazing grace, il giornalista musicale Aaron Cohen riporta un’intervista del 1961 in cui Aretha Franklin, a 19 anni, aveva già chiara la sua missione: mettere in connessione religione, blues e diritti civili:
Ecco cosa diceva la Regina: “Non credo di aver in alcun modo fatto un cattivo servizio al Signore quando ho deciso di cambiare genere musicale. Dopo tutto, il blues è una musica nata dalle sofferenze della mia gente ridotta in schiavitù. Ogni canzone nata nella vena del blues ha una storia d’amore, frustrazione e dolore da raccontare. E sono convinta che la democrazia di oggi non ci abbia affatto liberati, ed è per questo che noi, come gente, troviamo ancora tanto significato nel blues originale.”
Un messaggio di una potenza devastante. Come la sua voce.
Aretha Franklin, voce e piano
Commozione, bellezza, potenza: Aretha Franklin voce di Dio
Nonostante Aretha per tutti gli anni Sessanta sia già sulla strada per diventare una delle artiste più influenti della storia della musica, il suo album più completo e importante, in cui la sua voce è al massimo della potenza e della delicatezza, viene registrato dal vivo, tornando in chiesa. Si tratta proprio di Amazing Grace, inciso alla New Temple Missionary Baptist Church di Los Angeles. Gospel cantato e suonato durante una funzione, con le declamazioni del predicatore e le risposte dei fedeli.
Basta la prima nota per capire in che eccezionale stato di grazia fosse Aretha Franklin. Dopo dieci anni di “pop music”, tornava alla musica di Dio riportandosi tutto a casa: blues, soul e anche il rock’n’roll. Un lavoro conservativo? Tutt’altro! In quell’irripetibile momento, Aretha restituiva alla sua chiesa e alla sua gente quello che era diventata come artista e come donna. Amazing grace è un manuale di canto e di interpretazione che dovrebbe essere studiato da chiunque pensi di potersi guadagnare da vivere cantando.
Quel doppio album non è solo la registrazione in presa diretta di una funzione in una chiesa battista di Los Angeles con una cantante straordinaria. Amazing Grace è forse, insieme a Bitches Brew di Miles Davis del 1970, uno dei primi album afroamericani concepiti come opera d’arte in sé.
E Se Bitches Brew può essere considerato molto più di un tradizionale disco jazz con un quartetto che improvvisava in una sala d’incisione, Amazing Grace è un concept album in cui ciò che è stato detto, cantato e suonato in una chiesa viene plasmato per raccontare cosa vuol dire per un’artista afroamericana moderna cantare di Dio. Cantare inni, certo, ma anche blues, desiderio, sudore e soprattutto impegno civile e passione politica. Amazing Grace è l’opera teatrale corale di un intero popolo. Aretha Franklin è la profetessa di intere generazioni, nella sua voce scorre la storia di tutti.
Una donna indimenticabile, una voce indomita
Nei 40 anni seguenti, Aretha continua a tenersi stretta la sua disinibita libertà stilistica. Canta soul, pop, funk e disco in ogni sua forma. Negli anni Ottanta, duetta con gli Eurythmics e con George Michael, apre la strada alla sua erede più sfortunata. Si tratta di Whitney Houston che nel video di How Will I Know, si rivolge a un’immagine di Aretha cantando: “Lo chiedo a te perché so che di queste cose ne capisci”.
Nel 1998, poi, canta Nessun dorma al posto di Luciano Pavarotti, che annulla la sua apparizione all’ultimo momento per motivi di salute. Ed è l’ennesimo trionfo. Aretha non fa nulla per sembrare una cantante d’opera. Al contrario, chiede alle sue corde il miracolo di trasformare uno tra i più celebri pezzi della tradizione operistica italiana in un brano di Aretha Franklin, una storia d’amore, frustrazione e dolore.
Black Power
Il giornalista e attivista afroamericano Ta-Nehisi Coates nel suo saggio autobiografico Tra me e il mondo ha descritto magnificamente cosa significa black power con una analogia musicale: “I sognatori, persi nelle loro fantasticherie, è Billie che sussurrano nella loro tristezza, è Mobb Depp che urlano nella rabbia, è Isley che citano quando sono innamorati, è Dre che cantano per fare festa, ed è Aretha l’ultima voce che ascoltano prima di morire”
Aretha Franklin, voce straordinaria per un album opera d’arte