E’ nato tra le comunità nere del Bronx e nel tempo ha conquistato il mondo, dando vita a una rivoluzione culturale che ha avuto un impatto su tutto: dall’arte alla moda, dallo sport fino alla politica. Ora l’hip hop festeggia i suoi cinquant’anni e le celebrazioni in America sono già iniziate da giorni, come stabilito dal Senato statunitense che ha istituito l’Hip Hop History Month, indicando in novembre il mese della ricorrenza.
Il genere musicale nasce infatti l’11 agosto 1973 quando Clive Campbell, noto nel Bronx come DJ Kool Herc, si esibisce come deejay alla festa della sua sorellina nella sala comune di un condominio in Sedgwick Avenue. Campbell, che è nato e ha trascorso i suoi primi anni di vita in Giamaica prima che la sua famiglia si trasferisse nel Bronx, è ancora un adolescente a quel tempo. A soli 18 anni, pone le fondamenta dell’hip hop esercitandosi sugli stacchi musicali dei dischi che fa girare sui piatti e iniziando a parlare a ritmo, ricordando lo stile ‘toasting’ sentito in Giamaica. Non passa molto tempo prima che il neonato genere si diffonda a macchia d’olio in tutta New York.

Sugarhill Gang
La Sugarhill Gang per la prima volta nella top 100 di Billboard
Tra i primi adepti c’è la Sugarhill Gang, che entra nella storia raggiungendo il 36° posto nella top 100 della classifica di Billboard, arrivando persino al numero 1 in alcuni paesi europei. La loro ‘Rapper’s Delight’ è la prima canzone rap nella top 40, tra le più famose degli anni settanta. La rivista Rolling Stone la mette al secondo posto delle migliori canzoni hip hop di tutti i tempi, un successo per il quale ha un peso specifico l’utilizzo come base di alcune sezioni strumentali del ritornello di Good Times degli Chic.
“Sapevo che sarebbe esplosa e suonata in tutto il mondo perché era un nuovo genere di musica. C’era il jazz classico, il bebop, il rock, il pop. Ed ecco che arriva una nuova forma di musica che non esisteva”, racconta all’Associated Press il cantante e componente della band Wonder Mike, al secolo Michael Wright. “Se non sapevi cantare o non sapevi suonare uno strumento, potevi recitare poesie ed esprimere la tua opinione. E così” l’hip hop “è diventato accessibile a tutti”, evidenzia Master Gee, anch’egli della Sugarhill Gang.
Sono tante anche le donne che sposano l’hip hop, contribuendo al suo successo nel mondo. Come Roxanne Shante, originaria del Queens, che ha solo 14 anni quando nel 1984 diventa una delle prime MC donne dando vita alle Roxanne Wars: in pratica, una guerra tra crew a colpi di brani hip hop a partire dal suo Roxanne’s Revenge, nato con la complicità di un altro pioniere dell’hip hop come Marley Marl. “Quando guardo alle rapper donne di oggi, vedo speranza e ispirazione”, dice Shante ricordando “le barriere che sono state in grado di abbattere, è incredibile per me ed è un onore persino farne parte dall’inizio”. Molte altre donne si sono unite a lei nel corso dei decenni: da Queen Latifah a Lil ‘Kim, da Nicki Minaj a Megan Thee Stallion.
Il boom dell’hip hop è tale da sopravvivere anche a una vera e propria battaglia legale sulla libertà d’espressione, innescata nel 1989 dalla pubblicazione di As Nasty As They Wanna Be. L’album dei 2 Live Crew sfida le leggi della Florida e viene dichiarato materiale osceno. Venderà due milioni di copie, ma i membri della band devono passare anche dal carcere per qualche mese dopo essersi esibiti in un club in Florida. Il loro quarto album ‘Banned in the USA’ diventa poi il primo di sempre a ottenere un’etichetta ufficiale dell’industria discografica sui contenuti espliciti.
Le battaglie sociali e la violenza tra gang

Tupac
L’importanza dell‘hip hop è particolarmente significativa nelle battaglie contro le discriminazioni e le ingiustizie sociali cui danno voce, tra i primi, Grandmaster Flash e i Furious Five nel brano The Message (1982), considerata dalla rivista Rolling Stone come la migliore canzone hip hop della storia. L’hip hop diventa la colonna sonora di film di grande successo come ‘Fa’ la cosa giusta’ di Spike Lee e le tensioni razziali di quegli anni nel quartiere di Brooklyn traspaiono anche in canzoni come la celebre ‘Fight the Power’ dei Public Enemy. Ma non mancano le derive del genere quando la battaglia contro il potere sfocia in criminalità, scontri tra bande rivali e con le forze dell’ordine e tragiche morti come quelle di Tupac nel 1996 e The Notorious B.I.G. nel 1997. Luci e ombre di un genere che oggi è il più popolare negli Stati Uniti, con un grande impatto su un’industria musicale da 16 miliardi di dollari. L’autore Zack O’Malley Greenberg stima che i cinque artisti più ricchi dell’hip-hop valessero da soli quasi 4 miliardi di dollari nel 2022.
I segni dell’influenza dell’hip hop nel mondo sono ovunque. Un successo che nella moda è testimoniato dal boom di marchi da miliardi di dollari come le cuffie Beats di Dr. Dre ma anche dalle redditizie ‘revenue’ di aziende come l’Adidas, che nel 1986 registra uno straordinario picco di vendite grazie alla hit ‘My Adidas’ dei Run-DMC. Un exploit da un milione di dollari che spinge Adidas a mettere il gruppo sotto contratto e lanciare la loro linea di scarpe, le ‘Superstar’.